giovedì 7 dicembre 2006

Preso orribilmente a sganascioni dal mutamento di usi e costumi dopo aver raggiunto l’acme della passione.

Le avevo espressamente chiesto di non venire. Ma come al solito Flavia non mi ascoltò. Così alle 8:00 in punto, Flavia era sfacciatamente seduta sulla poltrona del salotto di mia madre, cercando disperatamente di convincermi ad uscire.
“Dai! ci saranno tutti! Vedrai che ti divertirai. Ne sono sicura!”
“ Quando dici frasi del genere mi rendo conto di quanto poco mi conosci. Dammi un motivo valido, perché dovrei, con le mie stesse mani, infliggere sulla mia persona questa sevizia, andandomi ad infilare a casa del Marco per socializzare con gente che mi sono addirittura dimenticato di odiare, ormai da anni.”
“Almeno fai qualcosa e non stai chiuso qua dentro come un'eremita.”
“Faccio qualcosa? Che cosa? Ricominciare ad odiare questa gente, non mi sembra un opzione così tanto allettante. No, grazie, c’è ben altro che potrei fare con il mio tempo. Sai, adesso ho il mio blog…” La notizia passò inosservata.
“Tutti mi hanno chiesto di te, sanno che sei tornato e ti vogliono vedere. Che male c’è? Vai li, ti bevi qualcosa, saluti e te ne vai.”

Era la solita storia. Ogni anno. Ma la cosa che odiavo di più, era il fatto che queste riunioni non erano fatte per il piacere di rivederci. No, quello lo cominci a perdere dopo i vent’anni. Il motivo latente che pilotava queste riunioni era la curiosità morbosa di confrontarsi con la vita degli altri. Erano occasioni per vedere in che posto stavi nella graduatoria dei successi e dei fallimenti.

Per le donne i successi, quasi sempre, venivano imboccati con l'uso dei messaggi subliminali, o, in alternativa, come se fossero cose di cui lamentarsi. “Seby quest’anno ha comprato il Mercedes classe G, ma sai, con i tempi che corrono …” oppure “Cara, le tre crociere dell'anno scorso, mi hanno massacrata, io di sicuro indosserò le pantofole almeno per altri due anni...Anche se lo dico ogni anno e non lo faccio mai!” Fortunatamente, gli uomini, sono più diretti: “Cazz@, l’anno scorso ho comprato delle azioni che quest’anno stanno spaccando il cul@ ai soldi”. Cosa si potrebbe dire mai davanti a cotanta trasparenza.

“A proposito di gente che mi ha chiesto di te, ho visto Lilian, l’altro giorno.” Disse Flavia all'improvviso.
Adesso il discorso sembrava interessarmi, perché alla sola menzione del nome Lilian, fui istantaneamente colpito da un rapido acceleramento dei battiti cardiaci.
“Lilian?”
“Si è tornata pure lei. Il marito è stato trasferito. Hanno due bambine, le ho viste l’altro giorno, sono molto carine assomigliano tutte a lei, tranne la grande che c’ha il capoccione come il padre.”

So che in questo momento state mettendo in dubbio la mia spiccata moralità, ma non è assolutamente come sembra.

Io e Lilian ci conoscemmo negli anni quando una cotta faceva male; Male sul serio. Quando il cuore batteva veramente, e pareva che si spaccasse quando ad un appuntamento lei, per caso, ritardava ad arrivare. Quando al solo pensiero che avrebbe chiamato, ti mancava il fiato. Noi c’eravamo amati veramente e totalmente dal primo giorno. Lei dice che fu dopo che mi sentì parlare del suicidio del Werther che si innamorò, ma questa affermazione è opinabile. Sentimentalmente eravamo cresciuti assieme. Precocemente, avevamo raggiunto una maturità la cui aspettativa rovinò tutte le storie d’amore che seguirono. Io abitavo negli USA e tornavo solo d’estate e a Natale, così di comune accordo decidemmo di avere le nostre storie quando eravamo distanti; ma mi pregò di non parlarne mai. Dopo la maturità, Lilian si trasferì rendendo ancora più difficile il prolungamento della storia. Cercò molte volte di farmi capire che se io le avessi chiesto di seguirmi negli USA, lei lo avrebbe fatto. Ma io non mi sentivo ancora pronto. Quando finalmente mi decisi, lei aveva già conosciuto il futuro marito e stava andando a convivere. Moltissime volte negli ultimi anni, mi ero ritrovato a pensare a lei, e a come sembrava essere stata la persona più pura che avessi mai conosciuto. Immancabilmente, ogni volta che una relazione finiva, scoraggiato dal rolodex di nomi dimenticabili che si affastellavano confusamente l'uno sopra l'altro e dall'indifferenza che ormai sembrava esser diventata il minimo comune multiplo di tutte le mie storie, il mio pensiero andava a Lilian; l'unica ragazza che mi capì e che mi amò esattamente come volevo essere amato.

Di conseguenza mi venne molto difficile capire perché fra tanta gente lei avesse scelto lui. Lilian amava recitare le poesie di Shelley e Keats. Quando dormivo,scriveva frasi sulla mia schiena, che mi toccava leggere una volta a casa con l’aiuto dello specchio del bagno. Amava gli epigrammi che io scrivevo riguardo i suoi polsi gracili e bianchi. Quindi, per favore, spiegatemi che cazz@ chi faceva ora con un odontotecnico che si spacciava per dentista, che ha l'elegantissima abitudine, quando esce fuori, di chiamare il cameriere alzando la mano con un biglietto di €100 piegato fra l’indice e il medio, che ritira scherzosamente quando il ragazzo arriva. Che cazz@ ne può sapere mai, un tipo come questo di Chateaubriand?

E’ inutile dirvi che decisi di andare.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non c'è niente da fare, certe donne sono come un treno che non si riesce a perdere mai...
Buon fine settimana, ci rileggiamo al rientro!
P.S.
con questo brano (strepitoso come al solito) mi hai fatto tornare a galla demoni sentimentali che mi accompagneranno durante le sette ore di viaggio in macchina fino al Garda... e te ne ringrazio, ogni tanto il ricordo è anche dolce ;-)