lunedì 26 maggio 2008

Le cose che si dicono per impiegare al meglio una giornata altrimenti noiosa

Nessuno sapeva mai con assoluta certezza quale fosse il punto dei racconti del Melvin; nemmeno io che lo conoscevo meglio. Un insieme di fatti inverosimili ma allo stesso tempo avvincenti, marcati da un’inattendibile successione di donne dai nomi eccentricamente mitteleuropei: Vesna, Ottilia, Svetlana … (per dire…che ne so… mai ‘na Mary o ‘na Giusy).
James ed io, soavemente indeboliti dall’effetto dell’etanolo, stavamo li ad ascoltarlo con la stessa morbosa curiosità di due bambini che stanno ascoltando una fiaba; noncuranti della autenticità o mendacità dell’accaduto.
“Sono i tipici racconti di uno che vende Ukulele” disse Henry sottovoce mentre Melvin scendeva dalla barca per andare a fare sproporzionate provviste d’alcool. Gli avevamo dato molto più del dovuto, consci del fatto che non avremmo mai visto neanche il più trascurabile resto. D’altronde, questo era il prezzo da pagare per non voler essere minimamente scomodati dall’ostentata accidia che ci aveva spinti in primo luogo a salire su una barca vestiti da capo a piedi come tre reietti della penna del Jerome.
Le sopracciglia inarcate di Henry a tratti soleggiate dai riflessi dell’acqua facevano intuire la sua contrarietà alla presenza del Melvin. Io e James ci guardammo perplessi. In effetti aveva ragione, non sapevano nemmeno se si chiamasse davvero Melvin (che sapeva molto di Moby Dick), o a chi vendesse ‘ste benedette ukulele (chè non ci vuole un indagine di mercato per stimare la scarsa richiesta di tale articolo); la cosa che mi stizziva di più era che Henry continuava a generalizzare sul conto dei venditori di ukulele come se ne avesse già conosciuto una quantità eccessiva rispetto a me e a James che come modello di paragone potevamo contare solo sul Melvin. Di fronte a tale sperequazione optammo per un silenzio diplomatico.

Ma la nostra conformazione non era minimamente più sincera di quella del Melvin. Accreditati dai nostri blazer, dai papillon elegantemente sciolti sulle camicie inamidate e dai bicchieri di cristallo sparsi sui plaid scozzesi, eravamo l’ovvio oggetto di bile dei visitatori del Victoria Park che camminavano su e giù per le sponde del canale… e che ammiravano il nostro dandismo….MA DANDY CHE???? SU DAI… RAGAZZI SIAMO NEL 2008…RIPRENDIAMOCI!!!

Scesi dalla barca e andai a guardare L’Eurofestival in televisione.

Adesso, neanche io so esattamente quale dovrebbe essere il punto di questo post, ma sono i tipici racconti di chi ha un blog…e di chi è stato troppo tempo lontano da casa.

PS: Volevo ringraziare ENORMEMENTE due persone in particolare Claudia e Silvio Lorenzi (che finalmente ha deciso di pubblicare Asdru)
Volevo inoltre ringraziare e salutare tutti quelli che mi hanno scritto...voi sapete chi siete...