mercoledì 28 febbraio 2007

Capitolo I …ovvero, la disavventura di aver scelto come amici gente che risponde al nome di Cozzaro Nero e Mogadiscio….

Sembrava essere il solito inutile venerdì; uno di quei venerdì in cui realizzi il fatto che hai una casa e che questa andrebbe pulita…così …anche se per mero divertimento… una volta ogni tanto. Così, corri al più vicino Pewex e compri tutti i detergenti che riesci a trovare…ti compri pure lo sgrassante per il forno (See…e quando mai l’hai usato tu il forno?). Vabbè…per farla breve, era uno di quei venerdì in cui mi andava d’essere pulito! Capita, no?
Allorché, mentre mi trovavo davanti ai surgelati, il Cozzaro Nero fa uno squillo; il che significa … “richiamami perché non ho credito”…si perché invece a me le ricariche me le fanno agratise!
“OHH…che ca%%0 vuoi?”
“Ci vuoi venire stasera?”
“Dove?”
“C’è un topa party
“A'Cozzà…guarda che io li conosco bene i tuoi TOPA PARTY…quindi se hai intenzione di portarmi ‘naltra volta in qualche tugurio pieno di tardone …che se la tirano di qua e menano di là…e sono pure cesse…risparmiami!” (l’allegra famigliola che stava facendo una scorta, degna solo di un evento nucleare, di Sofficini Findus…mi guarda con disdegno….capisco che devo abbassare il tono della voce)
“No…no…è una festa solo per singles…un amico mio mi ha detto che sarà da sballo!”
“DA SBALLO!!! Dio, che frase spiacevole!”
“Ci vieni o no? Ci viene pure il Moga”
“Il Mogadiscio verrà al Topa Party??? Che è successo??? La femmina l’ha mollato?”
“No, Chiara e Vera sono andate al cinema insieme … e noi gli abbiamo detto che andavamo a giocare a stecca…che già sai cosa significa, vero?”
“…hmmm…che dobbiamo staccare i cellulari e fare finta che non c’è campo?”
“ESATTO!!! Allora ci vediamo alle dieci e mezza da te”
“che Dio ce la mandi buona”
Ritorno a casa, e comincio a prepararmi. Il Cozzaro e Moga arrivano puntuali. Ci mettiamo in macchina e partiamo… con tanto di “Break” dei Cinematics sparato a volume 6000…tanto per cominciarci a SBALLARE un pò.
Dopo un’ora, finalmente arriviamo a destinazione…con le direzioni gentilmente offerte dal Cozzà…che diciamolo pure… un TomTom non è…
Un sentimento di tristezza istantaneamente pervade la mia coscienza. Mi rendo subito conto che la doppia dose di Infasil intimo è stata sprecata…chè nessuna delle presenti apprezzerà mai la mia igiene da troppo vicino.
“no…ragazzi…io vado!”
“MA DAI!!! Non sono così male” dice il Cozzaro Nero…ovviamente.
Cercando di non dare troppo nell’occhio prendiamo le nostre consumazioni e ci sediamo in un tavolino in fondo.
Il Cozzaro continua a guardarsi intorno, io e il Moga ridiamo per non piangere.
Pensieri di morte si fanno spazio con considerevole forza nella mia anima. “Dio come siamo caduti in basso!” dico io al Moga.
E il Moga mi risponde con pacata rassegnazione “Eh si! Questa volta siamo caduti proprio in basso”

***

mercoledì 21 febbraio 2007

Dapprima ci furono parole d’amore, poi come di solito succede con questo tipo di cose, subentrò un’imbarazzante stato di confusione...

...fino a quando qualcuno sbagliò a parlare…ed il tutto finì in una comédie larmoyante

La prima volta che vidi Jenny, al corso di Humanities and Western Civilization II, devo ammettere, non mi fece una gran bella impressione. Con il suo taglio alla Jennifer Aniston, il trucco eccessivo ed il suo modo di fare irritantemente frizzante, si avvicinò a me cercando di questuare gli appunti della lezione precedente. Non ci riuscì. Non perché io non volessi darle i miei appunti, ma solamente perché io non avevo mai preso alcun appunto. Cercai così di spiegarle che non c’era bisogno di preoccuparsi, perché tanto tutto quello che il professore diceva …era già scritto nel libro. Sconsolata se ne ritornò al suo posto. Io, intanto, non avendo nient’altro che fare cominciai ad osservarla con la coda dell’occhio. Prima della fine dell’ora, la mia opinione su di lei era cambiata radicalmente. Ora che la vedevo chinata sul libro, risoluta nel sottolineare ogni rigo, a trascrivere ogni parola, mi rendevo conto che doveva essere una persona molto attenta, alquanto insicura ma decisamente determinata; in poche parole l’esatto contrario di me.

I miei amici mi scongiurarono sin dall'inizio, anzi mi proibirono, di rivolgerle un minimo della mia attenzione,come al solito, senza però avere alcuna argomentazione valida. Cioè, apparentemente, l’unica sua colpa era quella di lavorare come truccatrice in un centro commerciale di Providence. Al tempo non mi sembrava una motivazione legittima, ma ora, dopo anni di shopping coniugale, mi rendo conto che in effetti l’essere truccatrice in un centro commerciale, un po’ detestabile.. è. Il crimine commesso da Jenny, quindi, era di far parte di quelle squadre strategicamente posizionate nei grandi magazzini con bottigliette e svariati attrezzi di tortura , che pregano le passanti di sedersi per un attimo, promettendogli un make-over da star. Poi dopo avergli dipinto la faccia per metà, con spietata pacatezza, gli spiegano che per l’altra metà si deve pagare fior di quattrini…costringendo così molte malcapitate senza ‘na lira ad andare a guardare vetrine con mezza faccia truccata come quella di Moira Orfei. Senza offesa…ma questa secondo me è pura crudeltà.

Dopo un promettente primo mese passato insieme, Jenny, un giorno, mi chiamò chiedendomi se sarei andato al party organizzato dalla squadra di nuoto. Avendo trattato il programma di Behavioral Statistics con scarso riguardo, ed essendo il party tre giorni prima dell’esame, decisi di non prendere parte alle festività di fine anno. Ma quella sera, dopo le prime due ore passate in biblioteca meramente a far flanella, decisi che dopotutto quel paio di ore che mi rimanevano sarebbero state meglio utilizzate in modo festaiolo. Così, mi fermai al primo Git’n-Go, comprai un pacco di birre da 12 e mi diressi verso il party a tavoletta. Già dalla strada si distinguevano corpi rovesciati sul marciapiede ed alberi totalmente ricoperti da strisce di carta igienica…da che mondo è mondo questi sono segni evidenti di un party ben riuscito. Cercai Jenny in giardino, poi dentro casa, finche qualcuno mi indicò il retro della casa. La cosa mi sorprese, perché da quella parte si trovava il garage. Entrai convinto di non trovarla, accesi la luce e subito notai uno strano movimento nel retro di una Jeep che stava lì parcheggiata. Provai un po’ di riluttanza nell’avvicinarmi, per paura di trovarmi davanti ad una coppia di sconosciuti completamente ignudi, anche se paradossalmente, il mio modo di avvicinarmi così discretamente rendeva il mio atteggiamento ancor più da maniaco. Ad un tratto riconobbi i capelli e non potei far altro che urlare “Jenny, che ca%%o stai facendo?”
Jenny scese al volo dalla macchina. Ovviamente c’era qualcun altro lì con lei, ma non riuscivo a vedere chi fosse. Guardavo Jenny mentre cercava disperatamente di prendere fiato e parlare, balbettando riuscì solo a dire: “non è come pensi tu!”
“Hmm…Davvero????”
“Si…No…Si…Stavamo solo…Era solo per una scommessa fatta!”
“Stavamo? Scommessa?...Chi, stavamo?...Che scommessa?” Mi spostai per vedere meglio, ma Jenny si posizionò davanti a me per evitare che io vedessi chi c’era lì con lei. Con l’adrenalina a palla e i miei pugni già chiusi, lasciai cadere il pacco di birra per terra facendo esplodere un paio di bottiglie (che fa sempre scena)…e stavo lì… pronto! Feci un po’ della solita manfrina preliminare (per intenderci quella del “tenetemi o oggi uccido qualcuno”) ma dato che non c’era nessuno che mi potesse tenere mi resi subito conto che dovevo andare avanti…chè sennò c’avrei fatto pure la figura del mammalucco.
Così, gridai una di quelle frasi che tipicamente si usano in queste occasioni:”Se hai coraggio vieni fuori, stron%o!” poi scansai Jenny e aprii lo sportello anteriore perché lo stronzo era praticamente nascosto nel bagagliaio. “Vieni fuori, stron%o!!!” gli dissi. Poi tutto ad un tratto una voce femminile, con flemma arrogante disse:”Ciao Stefan.” Sconvolto, uscii a razzo dalla macchina, velocemente richiusi lo sportello e a bassa voce domandai a Jenny: “Ma chi ca%%o c’è lì dentro?”
“hmm…bèh…hmmm…è Sarah”
“Sarah???? Ma Sarah, chi?”
“Wellbound”
“Sarah Wellbound?...quel grand pezzo di fi…Aspè…TU…E…WELLBOUND??? Quindi tu e Wellbound siete…AH! Per questo quella non mi ha MAI cagato… manco di sbieco…è naturale! ora capisco il perchè... non le piacciono gli uomini!”
“Si vabbè…Aspetta…no…te l’ho detto era solo una scommessa…non penserai mica…”
“Jenny! Basta con le ca%%ate…dai, vi ho viste…eravate chiuse nel bagagliaio…poi… hai il collo tutto fatto di rossetto... i pantaloni slacciati…Dio, ti ha stropicciato pure i capelli”
“Stefan senti mi dispiace…ma ti giuro che non è come pensi tu…”
“Me lo potevi dire…”
Rimase in silenzio, il che mi fece irritare nuovamente, così le dissi urlando:”Ma che pensi…che io avrei avuto dei pregiudizi in riguardo? Guarda che io ho tutta la collezione degli Smiths…e in VINILE per giunta!”
Il suo sguardo non sembrava per niente convinto, così continuai:
“Oh…e poi…è stato sempre il mio sogno farmi due donne in una volta…Se proprio lo vuoi sapere!”
A quel punto, Sarah si affacciò dal finestrino, mi guardò sorridendo con un’espressione di sufficienza, e mi disse:”Senti stron%o…continua a sgrillettarti con quel pensiero delle due donne…anzi mentre ci sei, vatti a riprendere quell’altro stron%o dell’amico tuo…che è tutta la notte che rompe i cog]!ioni! e vi fate ‘na bella org]etta”
Davanti a cotanta arroganza, riuscii solo a rispondere:”Stron%o a me…Tu sei stron%a…e lei è più stron%a di te!”
Proprio in quel momento entrò Joey, ubriaco fradicio, camminando come uno zombie con delle enormi patacche di vomito sulla camicia. “STEF!!! Ma dove sei stato?...E’ tutta la notte che ti cerco…ci siamo divertiti un casino…sai, c’erano tutti! C’era…JimBo…poi è venuto Spock…che mi ha chiesto di te…ma tu dov’eri???”
Si appoggiò sulla mia spalla per sorreggersi, poi con un alito stomachevole, si avvicinò al mio orecchio e cominciò a dirmi:”Fratello, ti devo dire una cosa…sai, Jenny?…la tua ragazza?…l’ho vista…”
Lo schiaffeggiai leggermente, tanto per fargli prendere coscienza della realtà che ci circondava:”Intendi…Jenny quella che è lì di fronte a te! La vedi?”
Joey si girò, strizzò un po’ gli occhi come per mettere a fuoco, e con un dito accusatorio sulla sua faccia le disse:” Lascia stare in pace il mio amico…HAI CAPITO?” Fece una breve pausa, e poi disse “la frase”:
“Tuuuuu…..LEBBICA!!!!”
Io mi girai di scatto:”Joey ma che ca%%o dici?....non si dice…”
“NO! Lei se lo merita…E’ una stron%a e Lebbica…”*
“Joey! Semmai è una lesbica…non una …lebbica!”
“Fancu]o Stef…volevo solo aiutarti!”
“AIUTARMI??? Esattamente in che modo mi stai aiutando?....chiamandola LEBBICA?”
“Fancu]o Stef!” e stramazzò per terra.
Seguì un silenzio imbarazzante per tutti, tranne per Joey che ovviamente era rientrato in coma. Lo presi di peso e lo cominciai a trascinare. Arrivato alla porta Jenny mi disse:”Stefan, aspetta…ascolta, mi dispiace…”
“Jenny facciamo finta di niente, OK?”

Guidando verso casa, mentre Joey ancora non riusciva a capacitarsi della mia assenza e continuava a ripetermi che al party c'era JimBo e che Spock aveva chiesto di me, mi resi conto che stranamente non riuscivo ad essere inca%%ato. Jenny, in fondo, stron%a per quanto poteva essere, mi faceva solo pena dato che era costretta a nascondersi nel bagagliaio di una macchina perché là fuori c’era qualcuno pronto a chiamarla LEBBICA. E Joey, paradossalmente, quella notte come sempre, fu un vero amico perchè mi aiutò a capire che qualsiasi malasorte è meglio prenderla ridendoci sopra che inca%%andosi, chè tanto alla fine tutto passa...tranne le risate...quelle sono le uniche che ti ricorderai per sempre. Peccato che oggi non sia più qui per ringraziarlo.

* una frase è stata omessa per non interrompre il flusso del racconto(semmai ce ne fosse uno) trovo doveroso nei confronti di Joey doverla riportare fedelmente:
Joey disse:"No, she deserves it because she is a bitch and a LEBBIAN, but not the ones who like men... like those ones in Playboy" (trad. "No, lei se lo merita, perchè è stronza e lebbica ma non di quelle a cui piacciono gli uomini ...come quelle di Playboy)

venerdì 16 febbraio 2007

Dopo aver camminato per ore mi accorsi di non avere ben chiara in mente una destinazione da raggiungere. Decisi di fermarmi e pensai che qualsiasi punto d’arrivo, di solito, viene raggiunto da una o più strade, che pur essendo molto diverse fra loro, hanno sempre numerosi punti di contatto. Così mi tranquillizzai e mi misi a sedere, cercando di decidere una meta da raggiungere. Una vaga idea ce l’avevo ma bisognava che qualcuno mi indicasse la direzione. Spinto da un inconsueto entusiasmo, misi da parte l’orgoglio e chiamai, spiegando per filo e per segno dove volevo arrivare…il tentativo, purtroppo, fu inconcludente perché...era il luogo dove mi trovavo che mi veniva difficile da descrivere.