martedì 12 dicembre 2006

L’aspirazione di arricchire un’inutile giornata con le illustrazioni di mostri.

Mi sveglio. Il cellulare sembra ansioso di cominciare la giornata; vibra e saltella mentre gracchia la sigla di Mr. Magoo. Io non ho proprio voglia. Cazz@! Maledico i buoni propositi della sera prima che mi hanno fatto posizionare il perfido aggeggio lontano apposta cosicchè mi alzassi. Lo lascio suonare, si stancherà prima o poi. Mi stanco prima io. Mi alzo. Mi fumo una sigaretta. Scendo al bar a prendere il solito cappuccino con brioche e due pacchetti di Lucky Strike. Rientro. La gatta ha dormito di nuovo d’avanti la porta, c’è puzza di piscio. Mi svesto e mi faccio una doccia. Mi rivesto. Impongo ai miei capelli la presenza di ben tre prodotti differenti, poi prendo il violoncello e provo la 6° suite di Bach. Franz Listz aveva la caparbietà di provare per 14 ore di fila. Dopo la seconda ora decido di mollare; C’è un motivo perché mi chiamo von Hauser e non Liszt. Leggo un paio di blogs. Accendo la televisione. Guardo Il giardiniere sul 118. Mangio. Leggo altri blogs. Blackwolf ha scritto il post dei vaf*ancul@. Penso a quante persone vorrei mandare a fare’ncul@. Lascio un commento, ma decisamente limito la mia lista, non vorrei sembrare troppo negativo. Ci tengo a quello che pensa, la gente, di me. Scendo al bar a prendermi un caffè. Il barista parla della Lazio. Ascolto. Rientro a casa. Controllo la posta. Sono arrivate le carte del divorzio. Le leggo. Vado a dormire. Mi sveglio. Controllo email. Rispondo email. Mia sorella chiama. Cazz@! “Tuo fratello vorrebbe che tu andassi a mangiare a casa sua stasera.” “Scusa ma allora perché non mi chiama lui?” “Perché voleva che mi assicurassi che tu ci saresti andato” “Dieci anni di analisi a testa non vi farebbero male!”. Finalmente, riesco a chiudere. Lascio un commento su né arte né parte. Il suo post è stato grande oggi, parlava di toppe. Esco. Vado da Mondo Arancina a mangiarmi un’arancina…Odio il fatto che lì, i supplì li chiamano arancine e non arancini (come li chiamava mia nonna). Penso al commento di Diego che mi ha detto “arancine tutta la vita!” cerco di immaginare come sarebbe la mia vita se potessi mangiare solo arancini. Sono in estasi. Dopo il secondo arancino, però, l'idea non mi entusiasma più. Vado alla Mondadori dietro l’angolo. Guardo la sezione degli Adelphi. Non trovo giusto che la Mondadori venda i libri di Sàndor Màrai. Che si limitasse a vendere il Codice da Vinci. Compro tutti i libri di Marài. Cammino a piedi. Mi fermo d’avanti un negozio di cose elettriche. In vetrina hanno un lampadario impolverato. Entro. “Salve, cosa stava cercando?” “Un lampadario” “Per che tipo di stanza?” “Non lo so!” “Non sa dove dovrebbe andare?” “No!…voglio quel lampadario là fuori” Il commesso ha l’aria perplessa. “Devo fare un regalo”; l’aria del commesso non si ristabilisce. “Allora ha deciso, per quello esposto in vetrina?” “Si, me lo può incartare?” “Di solito non incartiamo lampadari” “O.K. allora me lo porto così com’è”. Esco per la strada con l’enorme lampadario in mano. Ho l’aria gratificata. Penso, con un lampadario in mano, le persone che mi guardano, potrebbero avere l’impressione che ho finalmente qualcosa da fare. Forse, anche qualcosa di importante; ma non mi sovvengono esempi di cose importanti che coinvolgono l’uso di un lampadario. Ricevo la chiamata di mio fratello che m’invita a casa sua. Ci vado. La solita finta accoglienza d’avanti la porta. “Ma che hai lì?” “un regalo” “ma noi non abbiamo bisogno di un lampadario” “beh, questo lo dici tu!” rispondo io. Mia cognata mormora nell’altra stanza. Mangiamo. Saluto e me ne vado. Raggiungo il Franco e Bruschetta all’Irish Pub, situato all’EUR. Non mi sento come se fossi in Irlanda. Eppure è tutto così preciso. Poi, mettono il cd di Laura Pausini. Ora mi sento decisamente in Irlanda. Mi tiro le pellicine delle dita. Esce del sangue. Due ragazze entrano. Una è un cesso, l’altra un cesso e mezzo. Franco dice che una si potrebbe fare, ma solo a luci spente, l’altra manco se lo pagassero. Bruschetta non parla ma ride; l'altro suo soprannome è il Cozzaro Nero, va da se che se le farebbe tutte e due. Il cesso e mezzo ha una maglietta con la scritta LOVE. Penso: l’amore su una maglietta è il massimo a cui tu possa aspirare. Mi dimentico però che i pensieri a volte si posso leggere nell’espressione di un viso. Stavolta ho deciso di fregarmene. Mi chiedo come Dio può lasciare accadere cose del genere. La nascita di repellenti creature. Che prima vanno alla UPIM a comprare vestiti e trucchi, e poi a rimorchiare nei pub. BASTA! Non mi sento più in Irlanda. Dovevo fermarmi alla settima birra. L’undicesima la sto cominciando a sentire. Vado a casa. Scrivo questo post. Lo pubblico prima che me ne pento. In qualche modo è confortevole sapere che domani farò esattamente le stesse cose.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Peccato che si chiamino proprio arancine e non abbiano nulla a che fare con i supplì!!!
D

neo_scapigliato ha detto...

Già!....peccato! ;)

Né arte né parte ha detto...

"grandioso... penso di averlo letto in 40 secondi. ti ringrazio per il complimento e la citazione del mio blog. stai trovando la quadratura del cerchio: dai primi post ad oggi il tuo modo di scrivere è diventato molto più sciolto, brillante e diretto. è come se avessi tolto il freno a mano, in un certo senso...o forse è la birra?

neo_scapigliato ha detto...

No...mi sa...che è la birra!
Grazie, Gianlù!