mercoledì 22 novembre 2006

Periodo ipotetico della possibilità di empatia tra un gruppo di viaggiatori solipsisti

Sono in viaggio. Ancora. Lo so! Ormai mi sento a casa solo quando mi ritrovo dentro la cabina depressurizzata di un aereo di linea. Gli altri passeggeri mi danno ai nervi. Beh, sarebbe inutile spiegare il perchè...provate ad immaginare il vostro salotto invaso da 300+ persone con rispettive valigie, alcuni dei quali devono assolutamente sedersi accanto alla vetrinetta...Rendo l'idea?
ORRORE! sono seduto accanto la vecchia coppia belligerante. Li vedo da lontano, sono proprio loro, seduti nella mia stessa fila, proprio accanto a me. Da uno sguardo di sbieco rilevo le seguenti informazioni.
Lui: pullover polveroso, odore di naftallina, forfora, alito
Lei: rossetto fucsia, odore di campo di lillà con cadavere di vacca putrido nel mezzo, legge CHI, alito.
L'aereo si prepara al decollo mentre sto leggendo un passaggio particolarmente pesante di Anna Karenina (mi ero promesso di non leggerlo mai, ma mi hanno detto che questo Tolstoj scrive benino). L'hostess ci mostra le uscite di sicurezza, poi ci fa vedere delle maschere che dovrebbero apparire al momento dello schianto e che dovrebbero fornire ossigeno ai quasi morti passeggeri. Su queste maschere nutro non pochi dubbi. Ma l'ossigeno esce veramente da queste cose? O servono solo come sordina per le urla disperate di chi si sta andando a schiantare da 20,000 metri? Poi l'hostess delicatamente mi dice di rialzare lo schienale durante il decollo. "Scusi?" "Lo schienale" dice lei. Non me ne ero neanche accorto. Preme un pulsante alla mia destra e lo schienale si alza di 2 nanomillimetri.
Ora, non vorrei polemicizzare, ma nella mia vita ho creduto a molte cazzate, questa per qualche motivo non la reggo....Cioè, la mia sorte è in mano a quei 2 nanomillimetri? Quante persone sono morte perchè non avevano rialzato lo schienale? QUANTE? E' successo? non me l'hanno detto?
Eventi non degni di nota si susseguono. Lui deve andare in bagno, lei vuole la giacca, c'è freddo, c'è caldo. Poi Atterriamo e ritiriamo i bagagli.
Meno male che prima di partire avevo chiamato il mio amico Piero che doveva venire a prendermi. Il suo cellulare non prende. 3 ore dopo comincio a dubitare che Piero verrà. Mi avvicino alla piattaforma dove posteggiano i taxi. C'è già gente. Senza nemmeno accorgermene sono entrato a far parte di un gruppo. Alla mia destra c'è una donna, che continua a chiamare qualcuno che non risponde. E' nascosta dietro giganteschi occhiali da sole. Con gesti brevi e nervosi continua a digitare numeri e a riattaccare. Si lamenta sottovoce. Di fronte ho un vigile che sta urlando al cellulare, a quanto sembra, la sua ex-moglie che non gli fa vedere i bambini. Le chiude il telefono in faccia. Scorgo una lacrima. Richiama e impianta una negoziazione. Alla mia sinistra, invece, c'è un asiatico (cinese, giapponese, koreano...non lo so) totalmente spaesato, si guarda in giro. Alza delicatamente una mano, ma neanche il taxi si ferma. Sembra rassegnato a vivere la sua vita su questa piattaforma.
All'improvviso sento una vampata di empatia nei loro confronti, e vorrei che loro sentissero lo stesso per me. Si! ci siamo ritrovati finalmente! Mi sento molto vicino a loro, ma non come quando ti senti vicino a qualcuno perchè ascolta i Baustelle o perchè adora Samuel Beckett. Mi sento vicino a loro ad un livello ancora più intimo, perchè ovviamente noi tutti abbiamo provato sulla nostra pelle la viltà della vita. Vorrei abbracciarli e gridare anch'io: "io sono disoccupato, ho un colloquio domani che finirà a farsa come al solito, e l'altra settimana ho fatto cose sporche con una donna di dubbia reputazione e ora brucia quando cerco di orinare."
Ma proprio quando il livello di empatia raggiunge vette mai toccate prima d'ora, la donna scorge la macchina del marito, il vigile si riappacifica con la moglie, e l'asiatico viene raggiunto da due suore (anch'esse genericamente asiatiche)a bordo di un pulmino.
Non ci siamo nemmeno abbracciati. Eppure ci avevo creduto così tanto nelle nostre potenzialità.
Così...ancora una volta sono rimasto solo...
Ma allora, mi chiedo: "ma la vita... è beffarda solo con me?"
Gradirei risposte, suggerimenti, aneddoti...anche su quella storia del bruciore.
A titolo informativo: Piero non arrivò.

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