martedì 16 gennaio 2007

A quell’appuntamento in Piazza Duomo, io mi presentai da solo, mentre tu, vigliacca, ti facesti accompagnare dai ricordi

SECONDA ED ULTIMA PARTE

Dal tavolino del bar dove ero seduto, vidi la sua figura, longilinea ed imperturbabile, avulsa dall’eccessivo sentimentalismo architettonico di quella piazza. Decisi che non avrei attirato la sua attenzione, almeno per un po’. Rimasi, così, seduto e aspettai che fosse lei a scorgermi. Empiamente, indugiai nel guardarla di nascosto, mentre con aria smarrita si voltava di qua e di là, intenta a trovarmi in mezzo a quella folla. Un evento, a cui lei doveva essere ormai abituata. Ero sicuro che, sotterrato negli abissi di quella borsetta, si nascondesse un cellulare; ma anche se così fosse stato, Edith non avrebbe mai avuto il buon giudizio di usarlo. Ad un tratto il suo sguardo si fermò nella mia direzione. Strinse un po’ gli occhi e dopo essersi accurata per bene che fossi proprio io, cominciò ad avanzare. Sentii un brivido lungo la schiena; Forse a causa della febbre, o forse a causa di qualcos’altro, non so. Fu lì che mi resi davvero conto che il posto dell’incontro era stato malavvedutamente scelto. Non eravamo fatti per Piazza Duomo, noi. Almeno non più. Quella piazza era per gli innamorati, quelli che camminano mano nella mano, oppure per gli amanti che si incontrano clandestinamente. Noi, a quel punto della storia, ci saremmo potuti incontrare benissimo in Via del Dopolavoro, o al camposanto per quanto mi riguardava.
Si accomodò di fronte a me senza salutarmi. Non la biasimai. Dopo anni di matrimonio, le effusioni diventano così intime che non potresti mai più ritornare ad un formale “Ciao come stai?”; Preferisci il silenzio.
Subito uscì le carte da firmare. Io accennai un sorriso sornione e le chiesi:”Cos’è, hai portato i compiti da fare?”
Mi agghiacciò con lo sguardo.
Sghignazzai, mentre ero preda ad una successione di colpi di tosse espiratoria. “Meno male che mi sono messo la sciarpa oggi, perché il tuo sguardo sta raffreddando l’aria.”
Si voltò verso di me, con uno sguardo scrutatore. “Che hai?...stai male?”
Senza che io me ne rendessi nemmeno conto, la sua mano era sulla mia. Poi appoggiò il dorso della stessa sulla mia fronte, e subito dopo la immise fra la sciarpa e il mio collo. Mi scostai violentemente.
“Ma sei caldissimo ... hai la febbre! Non dovevi venire se stavi male…avrei trovato il modo. Mi dispiace, ti ho detto che ripartivo…ma…” Sembrava genuinamente preoccupata.
“Che fai adesso, ti preoccupi per la mia salute? Sono sicuro ci sono stati momenti in cui avresti preferito vedermi morto…”
“Bèh, sono sicura che quegli stessi sentimenti li hai provati pure tu!”
“No! Io no! La tua morte non mi avrebbe procurato alcun tipo di consolazione…la cellulite si!”
“Scusa?”
“Si, ci sono stati momenti in cui ho desiderato che un giorno ti fossi ritrovata imbottita da un’enorme quantità di cellulite…così da prendere la stessa forma che molte delle tue concittadine sfoggiano già…pregai che tu diventassi ripugnantemente cellulitica…ma sana e longeva, così da convivere una lunga vita con quell’ingombro.”
Mi guardò scioccata.
“A dirtela tutta, lo spero ancora….qui fanno una buonissima crem de mascarpun…se vuoi la ordino”
Aprì la borsa e cominciò a rovistare, come se non avesse dato alcun peso a quello che avevo appena detto: “Forse ho ancora del Benadryl…quello che non ti fa allergia…no, mi sa che era scaduto…lo devo aver buttato via, ho delle Cloralit ma sono quelle al gusto di mirtillo”
“Hmm…buone, quelle mi piacciono!”
“No Stefan, quelle al mirtillo sono quelle che ti fanno schifo, quelle che ti piacciono sono quelle all’amarena”
Come al solito aveva ragione. Edith ricordava sempre quello che mi piaceva e quello che non mi piaceva, molto meglio di me. Di solito al ristorante, soprattutto se esotico, era lei quella che sceglieva per me, certe volte mi impuntavo pateticamente che la “tempura” o qualcos’altro mi piaceva da impazzire, mentre lei mi continuava a dire di non prenderlo “perché ti sa di fritto e ti fa venire da vomitare” e…matematicamente, mi veniva da vomitare.
“Ti ricordi quando ti ostinasti con la signora del Hong Kong Garden, dicendole che avresti preso il pollo solo se ci avesse messo la salsa quella col panda, che poi generalmente si chiama salsa di soia perché quella col panda era solo la marca che compravo io, mentre in realtà volevi la salsa agro-dolce…ohh quanto risi quella volta”
Poi, cominciò a farmi il verso:”Signora giapponese…la salsa, a me piace quella col panda…
Cominciai a ridere, e fui catapultato in profluvio di ricordi, la cui maggior parte, non era nemmeno spiacevole da ricordare. La odiai.
“Dammi queste carte da firmare….sei un’accattona!”
Edith sapeva che non mi stavo riferendo alle carte. Rimase lì a guardarmi, quasi con un sorriso sulle labbra, perchè finalmente aveva avuto la certezza…lei mi mancava.
E’ una cosa un po’ bizzarra, ma anche quando una storia è finita, anche quando dentro non è rimasto nessun tipo di sentimento, anche quando il risentimento è svanito, due ex cercheranno sempre qualche tipo di segno sibillino che li farà illudere che loro mancano all’altro. Capii che era proprio per questo che avevo scelto il cappotto, per riuscire, forse, a suscitare uno sguardo che mi avrebbe dato quell’illusione. Di conseguenza pensai che fosse proprio per questo il motivo per cui anche Edith si era sistemata per bene, truccandosi e scegliendo con cura abiti che la perfezionavano.
“Sai benissimo che non avrei mai rivendicato i miei diritti su queste cose…ti avevo già promesso che tutto sarebbe rimasto tuo…e tu sai che quando io prometto…”
“Si, lo so….ma….”
Quel “ma” procurò in me uno stato di panico, cosa sarebbe successo se mi avesse detto che l’aveva fatto per rivedermi, per farmi riconsiderare, per riappacificarci. Forse era per questo che aveva tirato in ballo i ricordi. Cosa sarebbe successo se quel “ma” aveva ragione di esistere. Firmai con la mano tremante, mentre speravo che non ci fosse un seguito a quel “ma”. Mentre cercavo di convincermi che quel “ma” voleva sicuramente precedere un “non ci credo”…o un “voglio la certezza che queste cose saranno per sempre mie.” Ma perché ero nervoso? E perché la odiavo così tanto per avermi fatto ricordare qualcosa che, dopotutto, non mi era nemmeno dispiaciuto ricordare.
Dopo aver firmato le carte e le feci scivolare sul tavolino. Poi la guardai e le dissi:”Qui c’è tutto quello che volevi…attendo le fotocopie al più presto e per favore fammi contattare dal tuo avvocato.”
Così mi alzai, lasciai i soldi per le consumazioni sul tavolo e me ne andai. Ma prima di andarmene, la ringraziai…perché mi resi conto che…in questa vita apatica, è un privilegio soffrire per amore.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

finalmente il termine del racconto. O non è il termine del racconto?

è molto interessante la psicologia dei personaggi. Hai un punto di vista narrativo di parte, però non si riesce a provare antipatia per Edith. Anzi.

neo_scapigliato ha detto...

Ciao Edi...ho un punto di vista narrativo di parte per OVVIE RAGIONI :P e...purtroppo nemmeno io riesco a provare antipatia per Edith ...
E' la vita...se riuscissi a sentire la storia dalla voce di ogni singola persona...non riusciresti mai a biasimare qualcuno.
Ciao e grazie

Anonimo ha detto...

Ciao Neo_SvH, come va? Io sto di un fiacco incredibile... a gennaio è sempre la stessa storia, credo di soffrire di una strana forma di letargìa... chissà, forse nella mia vita precedente ero una tartaruga, o forse è perché da bambino ne ho avute molte... va beh, a parte ciò, ho letto l'epilogo della faccenda... si conferma la mia teoria sul fatto che le donne sono testi oscuri di cui è difficile venire a capo, ma la cosa peggiore è che, al di là delle vicende personali più o meno dolorose, a noi tutto questo meccanismo perverso piace... eh, quanto ci piace!
Saluti D

neo_scapigliato ha detto...

Ciao Diè...bèh è un periodo di fiacca un pò per tutti...ma vedrai che passerà...

Che posso dire...forse ci piace perchè in fondo siamo più complicati di loro :P

Riprenditi presto...mi raccomando...mangia frutta e verdura...Ciao e grazie!

Né arte né parte ha detto...

Ottimo Neo_S! mi piace davvero quando
il fluido non viene interrotto da dighe artificiali, quali i noti archetipi dell'amore, specie quello alla deriva, che come manichini servono da base per sensazioni stanche. davvero complimenti.

neo_scapigliato ha detto...

Gian....come sempre troppo buono!!!
...è solo uno stato di confusione mentale, a cui abbiamo dato il nome di "amore" ????? boh!!!!!
Ciao e grazie....ancora in apnea?

Né arte né parte ha detto...

sì, ancora in apnea...mi concedo un respiro ogni 3 bracciate